Umanizzazione, e i reparti per gli adolescenti?

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IL PRESIDENTE DEGLI ADOLESCENTOLOGI AL SOTTOSEGRETARIO FAZIO.
16 gennaio 2009 (DIRE-notiziario Sanità)

La Società italiana di medicina dell’adolescenza (Sima), ritiene “di rilevante interesse la proposta del sottosegretario Fazio relativa all’umanizzazione delle cure.

Tuttavia, come pediatri, ci teniamo a ribadire che da anni si sta lavorando per far si che l’assistenza al bambino e all’adolescente diventi sempre piu’ un ?prendersi cura? piuttosto che una semplice ‘cura’ della salute”.

Così il professor Silvano Bertelloni, presidente della Sima, il quale, pur mostrandosi favorevole ad una maggiore attenzione e interesse all’ascolto reciproco per il recupero di una nuova dimensione umana del rapporto medico-paziente, denuncia “alle istituzioni, proprio relativamente all’umanizzazione del percorso di cura, il grave problema del ricovero degli adolescenti in reparti non idonei.

Nonostante diverse indicazioni legislative riconoscano l’opportunità’ del ricovero degli adolescenti in strutture pediatriche, la situazione in Italia rimane del tutto insoddisfacente”.

Bertelloni ricorda come “a fronte di un ricovero in area pediatrica di oltre il 95% dei bambini nel primo anno di vita, solo il 51% di quelli tra 5 e 14 anni trova assistenza in reparti a loro dedicati.

Se poi si considera l’età adolescenziale piu’ elevata (15-17 anni), solo il 12% dei soggetti trova assistenza in area pediatrica, mentre il restante 88% finisce nei reparti per adulti, spesso in condizioni di promiscuità con pazienti anziani, assistito da personale medico e paramedico non adeguatamente formato per le necessità dei minori”.

Il presidente della Sima condanna infine “l’assenza quasi completa di spazi ospedalieri dedicati agli adolescenti, troppo spesso trattati come bambini o come adulti, negando proprio nel momento particolarmente delicato del ricovero la loro differente identità e trascurando, a volte anche dal punto di vista comunicativo, verbale e non verbale, un loro maggiore coinvolgimento nei percorsi di cura e nell’acquisizione del consenso informato”.