Il rene solitario in infanzia e adolescenza

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Sulla Rivista Italiana di Medicina dell’Adolescenza (RIMA), Volume 22, n. 1, 2024, articolo originale: “Rene
solitario: l’importanza di un corretto regime alimentare e di un’adeguata attività fisica anche in età

adolescenziale” pag. 31 (Samantha Mattuzzi, Milena Brugnara, Isabella Sarno, Maria Teresa Galperti,
Arianna Zuccato, Flavia Padoan, Matteo Guarnaroli, Rebecca Vitella, Giorgio Piacentini, Luca Pecoraro).
Avere un solo rene (per cause congenite o acquisite: il rene solitario congenito ha una prevalenza di 1:2000)
comporta per un bambino aumentata probabilità di sviluppare proteinuria, ipertensione, malattia renale
cronica, insufficienza renale. Alcuni fattori di rischio non sono modificabili: presenza di altre anomalie
congenite del tratto rene-urinario (esempio, i pazienti che presentano contemporaneamente il reflusso
vescico-ureterale hanno un rischio aumentato di circa tre volte di sviluppare insufficienza renale), la
crescita compensatoria del rene residuo (se manca, sale la pressione arteriosa). Invece il rischio può essere
ridotto regolando le abitudini alimentari (dieta mediterranea e a contenuto limitato di sodio e di proteine),
garantendo adeguato introito idrico, aumentando l’attività fisica (che invece spesso è ingiustamente
limitata per timore di trauma all’unico rene, evento molto improbabile: gli unici sport da sconsigliare
potrebbero essere rappresentati da ciclismo, sci, snowboard, slittino ed equitazione) e contrastando
l’obesità. Lo studio ha coinvolto 47 soggetti dell’età tra i 3 e i 17 anni, afferenti all’ambulatorio di nefrologia
pediatrica dell’Ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento (Verona), nel periodo ottobre 2023-
gennaio 2024. Durante la valutazione medica è stata rilevata la pressione arteriosa; ai genitori sono stati
somministrati questionari che valutano l’aderenza alla dieta mediterranea e l’attività fisica, e poste
domande per indagare le loro percezioni. Ne è risultato che alcuni gruppi di pazienti, come le femmine e gli
adolescenti, o le famiglie con scarsa propensione a dieta corretta e attività fisica, potrebbero rappresentare
una popolazione sulla quale intervenire con particolare attenzione per migliorare i fattori di rischio
modificabili.


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