Giovani e droga, che fare?

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Il 26 giugno è ricorsa la “Giornata mondiale contro l’abuso e il traffico illecito di droga”, istituita dall’Onu,
che ha avuto quest’anno per tema “Le prove sono chiare: bisogna investire nella prevenzione”. In Italia, la
Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze del 2024 ha evidenziato trend in
aumento, sia nei consumi, soprattutto nella fascia dei più giovani, tra i 15 e i 19 anni, sia nelle prese in
carico dai servizi dedicati, sia nei reati penali. Il prof. Antonio Bolognese, docente onorario di Chirurgia alla
Sapienza e responsabile scientifico della Commissione dell’Ordine dei Medici e Odontoiatri di Roma e
Provincia per la valutazione, prevenzione e divulgazione delle conseguenze dell’uso della cannabis e di altri
disturbi dell’area delle dipendenze, dichiara nell’intervista: “Le dipendenze da sostanze d’abuso, come da
gioco d’azzardo, da smartphone e dai social, hanno in comune un denominatore: il disagio dei giovani. Per

evitare che il disagio sia la via per la dipendenza, bisogna puntare sull’informazione dei giovani sui rischi. E’
quanto stiamo facendo con la campagna di prevenzione nelle scuole e nei centri sportivi che l’Ordine dei
medici di Roma ha lanciato da due anni come progetto pilota. Stiamo intervenendo su studenti a partire
dall’età di 9 anni fino ai 14/15 anni, quindi già dalla quinta elementare fino a tutte le scuole medie. La
campagna nelle scuole si fonda sulla peer education, dove sono i ragazzi stessi, una volta resi consapevoli
del danno di una sostanza da abuso, che scoraggiano i coetanei dal prendere sostanze. Un problema
emergente è che la criminalità ha aumentato la percentuale di principi psicoattivi nelle sostanze per creare
una dipendenza più immediata e un bisogno crescente. Per esempio ,nella cannabis attualmente il
contenuto del principio attivo Thc è aumentato dal 3% degli anni Settanta a circa il 30%. Purtroppo l’abuso
di droghe è associato al dilagare della violenza, perché le sostanze producono l’incapacità di comprendere,
nella sua interezza, l’entità dell’offesa che si provoca, con un determinato atto, nei confronti dell’altro. C’è
perdita dell’empatia”.
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