Lo studio IMOD (Italian Mediterranean Organic Diet), condotto su 15 volontari sani dall’Università di Roma
Tor Vergata, ha trovato che la dieta “biomediterranea” cioè mediterranea e biologica (senza sostanze
chimiche nocive, come pesticidi e fertilizzanti sintetici) migliora il microbiota intestinale, fa crescere i livelli
sierici di antiossidanti, diminuisce l’infiammazione generale dell’organismo, potenzia l’immunità,
contribuisce al controllo del peso, abbassa il rischio cardiometabolico (indice di aterogenicità e indice di
trombogenicità), l’incidenza di malattie cardiovascolari, diabete e tumori. L’alimentazione rientra nel
cosiddetto “esposoma”: insieme dei fattori ambientali che influenzano lo stato di salute di un individuo
(abitudini alimentari, stile di vita, esposizione a sostanze inquinanti). Il cosiddetto Indice di Adeguatezza
Mediterranea calcola l’aderenza dello stile alimentare del soggetto alla dieta mediterranea e si considera
non accettabile al di sotto di 1,4 ed eccellente a 15. Anche solo l’aumento di 2.7 unità dell’Indice è stato
associato a una diminuzione di mortalità per patologie cardiovascolari del 26% su 20 anni. Il modello
biomediterraneo è anche una scelta sostenibile, che riduce l’impronta idrica (consumo di acqua) e
carbonica (emissioni). Si tratta di due scelte alimentari, mediterraneo e biologico, che si rafforzano
vicendevolmente.
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